giovedì 14 luglio 2011

Comunicato Wild Group - Una sola fede, un solo simbolo!

Dall’estate del duemilacinque ad oggi sono trascorsi sei anni. In quest’arco di tempo si sono susseguiti numerosi avvenimenti. La Salernitana, ingiustamente esclusa dal calcio professionistico, si è ritrovata a calcare i campi polverosi della Terza Categoria, mentre un gruppo di costruttori si è avvalso del Lodo Petrucci per iscrivere un club in Serie C che riportava nome e colori sociali di una squadra ancora affiliata alla Figc. Dopo sei anni, anche un giudice della Repubblica ha stabilito che si è trattato di un abuso.
Estremamente fedeli ad un amore senza compromessi né categorie, abbiamo seguito la Salernitana nell’ultima divisione calcistica nazionale non riconoscendo altre realtà cittadine.
In seguito alla revoca dell’affiliazione alla Figc e al conseguente fallimento, la Salernitana è sopravvissuta nella forma dei suoi beni immateriali. Per ben tre stagioni, complice il disinteresse della dirigenza del nuovo club cittadino, la Salernitana non ha disputato alcun campionato di calcio. Soltanto nel mese di giugno del 2009 la Energy Power Srl, società riconducibile al proprietario della Salernitana1919 calcio, ha acquisito all'asta fallimentare i beni immateriali della Salernitana Sport, già Unione Sportiva Salernitana.
La recente esclusione della Salernitana dal campionato di Lega Pro - Prima Divisione comporta il replicarsi, dopo sei anni, di una situazione che ci auguriamo si possa risolvere in breve tempo.
Nessun sodalizio può identificarsi nella Salernitana Sport, già Unione Sportiva Salernitana, finché non ne avrà acquisito i beni immateriali. Di conseguenza, in linea con la posizione assunta dal duemilacinque e fieri della nostra passione senza ambiguità, non sosterremo alcuna squadra di Salerno che non si riconosca in essa.
Al fine di chiudere definitivamente la più infausta parentesi del calcio cittadino, e consapevoli che molti tifosi si attestano sulle nostre posizioni, è un nostro obiettivo imprescindibile compiere ogni iniziativa tesa ad ottenere il ritorno in campo della Salernitana.
Pertanto, riteniamo che la società che rappresenterà la città di Salerno nel prossimo campionato dilettantistico debba considerare irrinunciabile e prioritario il proposito di acquisire i beni immateriali della Salernitana Sport.
Al contempo, intimiamo alla Energy Power Srl di cedere i segni distintivi dell’Unica al sodalizio calcistico che si costituirà senza trarne ingiustificato profitto.
Invitiamo altresì le istituzioni, gli organi di informazione, i cittadini, i gruppi Ultras e tutti i tifosi a mettere in atto ogni iniziativa affinché la Salernitana torni in breve tempo a calcare i campi di calcio.
Il diciannove giugno del duemiladiciannove la Salernitana compirà cent’anni. La sua gloriosa Storia e la nostra passione c’impongono di non tollerare l’ipotesi che non possa festeggiare il centenario.
La fede morirà con noi, non prima!
Wild Group Salernitana - Movimento "Una sola fede, un solo simbolo!"

venerdì 19 giugno 2009

Le cose cambiano... una mai: la fede!

La Salernitana Sport 1919 compie 90 anni. Quasi un secolo di vita vissuto, tra alterne fortune, in un susseguirsi di eventi, a volte esaltanti a volte burrascosi, che ne hanno caratterizzato la storia scritta con il sacrificio di pochi e con l’esaltazione di molti. Una leggera patina di polvere da quattro anni ha coperto il libro dei ricordi, le pagine ingiallite che racchiudono emozioni vissute da generazioni di tifosi che si sono passati il testimone della passione, dal terreno polveroso di Piazza d’Armi, al Vestuti e in seguito all’Arechi. Basta un delicato soffio e sotto la nuvoletta di polvere tornano alla luce le imprese di legioni di giocatori, allenatori, dirigenti più o meno onesti e tifosi appassionati oltre ogni limite.
Dall’album dei ricordi salta fuori l’immagine della vecchia Birraria Welten, e un gruppo di giovani salernitani reduci dalla Grande Guerra a gettare le basi per la costituzione dell’Unione Sportiva Salernitana, la squadra che nei sogni di Adalgiso Onesti, Matteo Schiavone, Vincenzo Giordano e di altri giovani avrebbe dovuto unire sotto un'unica bandiera tutti gli sportivi salernitani. Era il 19 giugno di novant’anni fa. Le maglie biancocelesti degli “striscioni” salernitani cominciarono a battagliare su campi infuocati della regione sfidando, oltre agli avversari in campo, i personalismi di dirigenti che anteponevano il campanile alla lealtà sportiva. Ma gli undici ragazzi di Salerno non abbassarono mai il capo; tra difficoltà enormi continuarono a tenere alto il nome della città fino al 1925 quando dovettero inevitabilmente ammainare bandiera.
Salerno non si arrese. Altri fotogrammi dal passato raccontano dell’Unione Sportiva Fascista Salernitana che in maglia granata riprese il cammino interrotto. Il grande portiere Finizio, celebrato da Alfonso Gatto, quello che abbandonava i pali per dar man forte ai tifosi salernitani impegnati nelle scazzottate con i tifosi avversari, il roccioso Apicella, il grande Bertagni; immagini quasi sbiadite, che rivivono nel cuore di chi non ha mai abbandonato la casacca biancoceleste prima e granata poi. Gerarchi fascisti in grande uniforme schierati nella tribuna del Littorio il giorno dell’inaugurazione di quello stadio che ha accompagnato sessant’anni di passione, dove la Salernitana ancora in maglia biancoceleste tagliò il traguardo della Serie B per la prima volta.
Anno di grazia 1938: il grande Sallustro, Totonno Valese, Ninuccio Iacovazzo, mister Hirzer, la “gazzella” ungherese a guidare una formazione che consegnò ai tifosi salernitani la prima grande soddisfazione. Il ritorno in Serie B, prima che le bombe di “Ciccio 'o ferrovier’” sostituissero le lacrime di gioia con quelle di dolore in una città sconvolta dagli eventi bellici.
Foto ingiallite raccontano della “strapaesana”, la squadra della rinascita formata esclusivamente da ragazzi salernitani che spopolò alla ripresa delle attività agonistiche. Era il 1945: tra boogie-boogie, le Turmac, tra la città affollata di militari, “segnorine” e sciuscià, la Salernitana ritornava per necessità e per caso alla maglia granata saltata fuori da un pentolone di colorante; il gesto indimenticabile di un grande presidente come Scaramella che donò l’Unione Sportiva Salernitana a un manipolo di sportivi che iniziò la scalata verso l’olimpo del calcio nazionale sotto lo stimolo dei gol del grande Margiotta, di Iacovazzo e Onorato. Le diavolerie tattiche di mastro Gipo e del suo Vianema, pietra miliare del calcio all’italiana; l’invenzione del libero, con il grande Alberto Piccinini che hanno fatto scrivere pagine indelebili della storia granata. La prima volta in Serie A. Il Grande Torino, le vittorie su Milan e Inter, le angherie di un arbitro e di un sistema politico che spedirono i Granata del sud in Serie B dopo appena un anno. Le immagini prendono colore. L’ippocampo, sulle maglie granata.
La lunga sequela di campionati di Serie B con Castaldo, De Fazio, Taccola. L’inferno della Serie C e il breve ritorno tra i cadetti grazie a Tom Rosati e alla sua giovane squadra, dove la stella di Pierino Prati "la peste” iniziò a brillare nel panorama calcistico mondiale. Fotogrammi più vicini a noi raccontano di 25 anni trascorsi nell’inferno della Serie C; “quelli del Vestuti”, generazioni di ragazzi temprati su campi di terza divisione, a sognare un ritorno nel calcio che conta. Capone, Valsecchi, Vitulano, Del Favero, Zaccaro, De Vitis, il grande Agostino Di Bartolomei, gli eroi dei tifosi degli anni '70-'80.
Poi la nostra storia cambia scenario: l’Arechi. Gli anni '90, anni magici: la favola della Rossi band, il ritorno in Serie B e la massima serie sfuggita per due volte consecutive all’ultimo secondo. I gol di Marco Di Vaio e il grande palcoscenico della Serie A che si riapre dopo cinquant’anni. Una gioia dalla breve durata, un risveglio amaro. Il battito di quattro cuori granata che si arresta nel rogo di un maledetto treno.
Gli ultimi fotogrammi raccontano di campionati di Serie B, di giovani promesse, di una serata vissuta al cardiopalma, per raggiungere una meritata salvezza. Baci, abbracci e la promessa di ritornare grandi. Poi, i fari dell’Arechi si spensero e il libro della nostra storia si chiuse d’improvviso. Per quattro anni. Che ciascun provi a riaccenderli, così ritrovando quella vecchia e inimitabile unione sportiva perduta.

lunedì 15 giugno 2009

La Salernitana rinasce tra le pale eoliche

La Salernitana è stata liberata dal tribunale dopo quattro anni. Adesso le spetta l'unica libertà che abbia un senso: il prato verde di calcio dove nascono speranze. Speranze innanzitutto di riscatto. E' tristemente nostro il trapasso più velenoso della breve storia del Lodo Petrucci. Speranze, ancora, di gloria futura. Gloria futura su quell'unico luogo di autentica libertà che dà un senso alla sua liberazione: il prato verde di calcio dove nascono speranze. La destinazione finale è questa; il percorso che da via Papio va all'Arechi, però, allunga fino a Vallo della Lucania. Perché, se non ci sono altre ragioni?
Finché non saranno note le modalità di trasferimento del marchio, la libertà che è stata concessa alla Salernitana è su un altro prato verde. I pali che sorreggono le reti sono pali eolici e i torpedoni non trasportano tifosi, ma energia rinnovabile. L'aggiudicataria del nostro marchio è tale Energy Power. La società, guarda caso a responsabilità limitata, è riconducibile all'institore. Apparentemente, il suo personale rapporto col rischio sembra essere migliorato. A differenza che della Salernitana(?) Calcio 1919(?), non ne risulta dipendente. Ne è amministratore unico. Sangue da imprenditore? Il capitale sociale della Energy Power è diecimila euro. L'oggetto sociale parrebbe non avere a che fare con l'acquisto della nostra storia. La società nasce per la costruzione di reti e centrali per l'energia: per il suo trasporto, la sua trasformazione e la sua vendita. "A tal fine, la società può operare sia in Italia che all'estero e svolgere qualsiasi attività connessa, strumentale, affine, complementare o comunque utile per il conseguimento dell'oggetto sociale, tra cui a titolo esemplificativo e non esaustivo [...] compiere qualsiasi operazione commerciale [...]". Qualsiasi operazione commerciale. Anche l'acquisto del marchio di una squadra di calcio, per una società di energia elettrica. La rinascita della Salernitana pare poggi su questo righino. Non sembra affatto lo scranno regale che meritava sua Maestà. Che nemmeno si riveli una sedia elettrica: il tifoso vigili. A tal fine, l'imminente ricongiungimento della tifoseria è l'unico aspetto positivo di questi ultimi sviluppi.
L'estate scorsa, l'institore diede fiato a trombe e tromboni, proclamando l'offerta di acquisto del marchio. L'offerta era subordinata ad un accordo sulle cause in corso. Nessuno gli chiese conto di questi dettagli e la verginità del salvatore del calcio a Salerno rimase intatta. Ma sia le cause, sia il personale amore per la sua palla di pezza, restavano da intralcio al ritorno della Salernitana. Il tentativo successivo fu chiaramente pilatesco: centomila euro a fronte di più del triplo richiesto. Il diniego fu immediato.
Tutto questo e non solo. A corredo, offese alla storia e all'identità della squadra dei nostri padri che ogni cuore granata mai dovrebbe dimenticare. I trofei della Salernitana non gli interessavano. Eppure erano in blocchi separati da trecento euro. Gli scudi dietro i quali si nascondeva quando si infrangeva il tabù dell'ippocampo erano calciatori e categorie da conquistare. Come dimenticare il modo in cui è nata la Salernitana(?) Calcio 1919(?)? Il contributo milionario dell'Ance fu deliberato prima della pronuncia del Consiglio di Stato che determinò la nostra esclusione. Questi terribili e disgustosi ricordi resteranno indelebili. Indelebili, anche e soprattutto quando si saprà a che titolo il marchio verrà girato alla Salernitana(?). La quale ultima da quell'ora soltanto non meriterà più punti interrogativi. Ora in cui in cui si saprà se le sarà stata trasferita la proprietà del marchio o, al contrario, se cause, ragioni economiche e sete di rivalsa le consentiranno di usufruirne da "estranea". Se quattro anni senza granata non hanno scalfito l'amore, quattro anni e mille ancora non scalfiranno il nuovo proposito: Salernitana a Salerno, institore a Vallo.

mercoledì 3 giugno 2009

Confidenze stampa

Sin da quando ha dichiarato che si sarebbe certamente salvato a cinquantuno punti pur avendone una dozzina in meno, l'institore ha inaugurato il tormentone della conferenza stampa. La formuletta è diventata una scappatoia per glissare su domande non allineate (poche) e per scaricare la responsabilità delle scelte sugli altri (molte). Ci riguardasse l'aspetto tecnico, ci chiederemmo volentieri se chi delega non sia quanto meno corresponsabile. Ma non ci riguarda. Come non ci riguardava la conferenza stampa in sé, non fosse diventata una questione politica. Proprio così. Il ritorno agli anni ottanta più bui è stato suggellato dallo spostamento della data a dopo le elezioni. Non certo perché gli addobbi floreali del pulpito da cui parlerà richedevano giorni interi per essere disposti. Ma chi li avrebbe mai pagati? E chi li avrebbe commissionati? L'institore crede d'essere institore di un'istituzione (del duemilacinque). Si considera ago della bilancia delle amministrative e procrastina il "discorso alla nazione" (Scapaticci, Lira Tv) per delle misere provinciali. Un po' in città, un po' in testa sua, si respira l'aria dell'anticamera di una dichiarazione di guerra. Una dichiarazione da annunciarsi solennemente dalla finestra di Palazzo... Vallo della Lucania, dopo il solito lungo trionfo sul cocchio in via dei Fori in bilancio. Ma a chi... spezzerà le reni, stavolta? Quali ghiotte confidenze svelerà? Trepidanti, di un fatto siamo già sicuri: tacerà ciò che segue. Il “salvatore del calcio a Salerno”, se resterà in sella, festeggerà senza ritegno il nostro novantenario. Lo farà senza confessare altro, se non alla nazione, nemmeno alla città e a quella provincia che non scomoda solo in tempo d'elezioni e che, se lo ricordi, non è mai stata tutta granata. Quando si rivolge ai tifosi, occorre che la sensibilità alla nostra storia risulti ben chiara. Quando parla coi giudici, invece, la faccenda cambia. Come la faccia. Ecco il suo inganno ai danni di chi, dal duemilacinque, seguendo le sorti della Salernitana(?) Calcio 1919(?), pensa di tifare per quella compagine che, per il momento, manca solo di un disegnino a forma di ippocampo stampato sulla maglia. Il documento che segue è la risposta che l’ex presidente della neo-costituita società (oggi è institore) diede alla Salernitana Sport. L'occasione fu la diffida di quest'ultima dall’utilizzo di una denominazione sociale troppo simile alla sua, che avrebbe ingenerato confusione nella tifoseria al momento di identificare il club che aveva sempre sostenuto. La specialità di questa "carta" è che attraverso di essa apprendiamo, per ammissione espressa dell’institore, che il club che ha fondato quattro anni fa non ha niente a che vedere con la Salernitana Sport. In particolare egli ritiene che la tifoseria non potrà mai confondere la nuova squadra con quella che ha come simbolo l’ippocampo. Ciò sia in virtù dell’utilizzo al fianco dell’aggettivo “Salernitana” della parola “Calcio” e dell’anno “1919” nella denominazione sociale, sia in virtù della presenza nel proprio marchio di un "pallone da calcio", passato alla storia come palla di pezza.








Bene sappiamo, invece, che i fatti sono stati tutt’altri. E non poteva essere diversamente. Al punto tale che oggi, a pochi giorni dal compleanno della Salernitana, col sostegno di una disinformazione sull'argomento che è galoppante, non sono pochi quei tifosi che chiedono all’institore di celebrare una ricorrenza che non gli appartiene e che non gli è mai appartenuta.
Non parliamo noi, semplicissimi tifosi. A motivare è un giudice, Petruzziello, della sezione specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale del tribunale di Napoli. Nello stralcio dell’ordinanza allegata di seguito, fa riferimento alla differenza tra Real Madrid e Atletico Madrid. Potenza del marchio. Come si può sostenere il Real da tifosi dell'Atletico? Come si può passare dalla Roma alla Lazio?





martedì 12 maggio 2009

Le verità nascoste

A breve scoccherà il novantenario della nostra squadra. Tra il nuovo club calcistico e la presunzione di festeggiare una ricorrenza che non gli appartiene ci sono di mezzo campionato, risultati e futuro incerto. Di certo, invece, c'è solo il passato: ciò che segue, di evidente interesse per tutti i salernitani, farà strabuzzare gli occhi.
Il cinque agosto del duemilacinque, quattro giorni prima che il Consiglio di Stato si pronunciasse contro la Salernitana Sport e cinque giorni prima della conseguente esclusione disposta dal Consiglio Federale, l'Ance Salerno, presieduta dallo stesso soggetto che presiedeva il consiglio di amministrazione della neocostituita Salernitana(?) Calcio 1919(?), deliberò a favore della stessa un milione e duecentomila euro (si veda il bilancio consuntivo e la relativa relazione del collegio dei revisori dei conti in allegato).
Chi è esperto non avrà bisogno d'altro. Proviamo a chiarire per chi non lo è. L'Ance Salerno, per "consentire l’iscrizione della beneficiaria al campionato di serie C1 e al rilascio di fideiussioni presso la Federazione Gioco calcio” (testualmente dal documuento del consulente fiscale dell'associazione allegato), assunse una scelta quantomeno ardita: destinò al neonato club una così ingente cifra, quando ancora non si sapeva se ci sarebbe stata la possibilità di aderire al Lodo Petrucci. Ovvero, quando ancora non si sapeva se la Salernitana Sport sarebbe stata esclusa dalla Serie B. Questa mossa costò una perdita di più di seicentomila euro in bilancio (si veda la voce "d" del consuntivo duemilacinque allegato), ma consentì al futuro institore vallese di apparire come salvatore del calcio a Salerno. Si apprende da un quotidiano locale dell'epoca, sia pure nella giungla di qualche riga sperduta, che la vicende finì in procura: "Scattata la denuncia degli scontenti, il presidente granata ha pensato bene di chiudere i rapporti tra l'Ance e la Salernitana". L’Ance Salerno nasce per tutelare i costruttori della città e della provincia. Il trasferimento, a titolo di generico "contributo", fu giustificato da una teoria singolare: "la sopravvivenza della squadra di calcio di Salerno a livello professionistico avrebbe evitato gravi conseguenze (anche) nel settore delle costruzioni" (testualmente dal parere pro veritate allegato). Con onestà e aderenza ai fatti, quale rapporto ci sia tra il pallone, la sua sopravvivenza e l'edilizia, a noi semplici tifosi risulta difficile da comprendere. A meno che non si voglia lasciare spazio all'immaginazione. Che il lettore usi liberamente la sua e faccia le opportune considerazioni. Come si sia conclusa la vicenda giudiziaria, o se essa sia ancora in corso, al momento non è dato di saperlo. Ma non disperiamo, c'è sempre la promessa conferenza stampa di fine anno sui motivi per cui a Salerno è difficile fare calcio. Magari ci si spiegasse come si facesse a prevedere che la nostra amata Salernitana non sarebbe stata iscritta, quando per farlo, al Consiglio di Stato, fu necessario il voto decisivo del presidente del collegio giudicante! Ci chiediamo: sarà una lezione sul coraggio d'impresa o una conferenza stampa confessoria? Per intanto, il paradosso della salvezza del calcio in città pare proprio un monumento insieme alla menzogna e a quanto sappia essere credulona la nostra amata e contraddittoria Salerno.
Ma il tempo è galantuomo. Chi non ha mai ceduto alle sirene della categoria (che sirene racchie, poi, quelle della Serie C...), prova ad un tempo, in questi avvenimenti, dolore e gioia. Dolore, per il disgusto che provoca l'associazione alla nostra amata Salernitana di questi fatti e dei loro protagonisti, che cionondimeno se ne dichiaravano in pubblico tifosi. Gioia, perché l'amore per la casacca granata si conferma una splendida favola, la cui morale incoraggia e fortifica. Tra ideologìe tramontate e disillusione diffusa, l'attaccamento alla squadra del cuore, nel rispetto della sua storia e della sua tradizione, è ancora capace di far sognare giovani e meno giovani. Senza storia e tradizione, valori innanzitutto di vita, questo sport e la fede in un club non hanno ragione d'esistere. Dunque, aspettiamo il ritorno dell'Unica, cogli interessi che quattro anni di ipocrisie ci impongono: Salernitana a Salerno, institore a Vallo.











venerdì 3 aprile 2009

Piazza Pulita

Niente fermerà De Luca nell'erigere il mausoleo di Piazza della Libertà. Monumentale o invasiva, l'operazione muoverà centocinquanta milioni di euro di cemento. Il cemento, da quattro anni disgraziati, ha un rappresentante diventato famoso per il pallone, l'institore. De Luca, che pensa in grande, non ha mai considerato l'ipotesi di coinvolgerlo. Di più, ha etichettato in pubblico i progetti che ha avanzato per Arechi e centro sportivo (con albergo e anfiteatro!) proposte senza serietà. All'institore non resta che cercare di edificare altrove, oggi che è svanito anche il sogno della spazzatura: De Vizia, in odore di sponsorizzare la Salernitana(?) differenziata, non costruirà il termovalorizzatore.
Se il sindaco pensa a Piazza della Libertà per riscattare Salerno, lui pensa a... Piazza Tienanmen per non esserne cacciato. "Valuteremo chi far entrare in sala stampa, bisogna fare selezione" è la velata minaccia da Telecolore. Non gli basta una stampa locale che ha preferito introdurlo in città come salvatore della patria, piuttosto che lottare per non far morire la Salernitana. Non gli basta che s'è prestata alle farse di ieri, come quella sulla bozza D'Alma, e a quelle di oggi, come quelle sulle offerte per il marchio. L'inutilità della prossima, che ha già dato fiato alle trombe dei difensori, è ben resa dalle parole di Nigro. A pochi giorni dalla decisione sulla data delle nuove aste, che partiranno da trecentomila euro più iva fino a dicembre, il curatore precisa che col "nuovo bando, verranno automaticamente a cadere tutti gli estremi per poter non solo ricevere ma finanche ascoltare ipotesi di trattative private. Giugno è il treno. Chi vuole, può salirci adesso"(La Città di oggi). Alla squadra dell'institore le cose proprio non vanno più bene. Guarda caso, però, la colpa non è sua. Non può essere sua. Non può essere di questa nuova Sua Maestà che ha sostituito quella vera grazie all'aiuto della stessa classe giornalistica che lunedì ha attaccato. Vanno spezzate anche quelle due o tre penne di numero che stonano nel coro, tutte sulla carta stampata. Si attacca per ricondurre al pensiero unico al quale siamo abituati dal duemilacinque. Se questi avvisi non bastano, non si lesina lo strumento correttivo della querela, tutta riassunta nell'unico punto di convergenza tra Telecolore e Lira Tv: "ci dissociamo". Non c'è posto per la libertà di pensiero nella virtuale Piazza Tienanmen che il vallese s'è costruito a Salerno. Non c'è posto sin dall'inzio, quando dichiarava che l'unica Salernitana era la sua, mentre proseguivàmo con dignità ed orgoglio la nostra storia in Terza Categoria. E' con lo stesso metodo che s'è coperta la verità del periodo del trapasso. Il tempo non l'ha ancora restituita, ma, con sortite come queste, ha già cosegnato a chi vuol capire il motivo per cui nessuno osa scoperchiare certe pentole. Le più scottanti, siamo sicuri, restano quelle in cui l'institore... bollì la Salernitana, in un gioco di scatole cinesi fatto di data di esclusione e data di impegno di fondi che non coincidono con la continuità che si sbandiera.
Monumento centrale della piazza Tienanmen de noantri resta la confusione tra il made in China che gioca all'Arechi e la società originale. Chi è onesto intellettualmente, pur lontano dal nostro pensiero che sia, condividerà questa riflessione: se la nuova squadra non si fosse chiamata con sprezzo e arroganza Salernitana, sèguito e relativo credito sarebbero stati ben differenti. E' assai probabile sarebbero stati proprio quelli che dimostra, stavolta sì coi fatti, di meritare. E' assai probabile che la Salernitana sarebbe stata chiesta, allora sì, in maniera compatta da tutti. E' assai probabile che oggi, quattro anni dopo, l'avremmo riottenuta. Ma non è mai troppo tardi: leggere gli avvenimenti e rivedere le proprie idee è un atto di intelligenza.
C'è un'unica piazza da costruire. Per essa non occorrono ditte trasformate in srl o holding del basso Lazio. E' quel luogo sgombro da ogni residuo di questo maledetto recente passato che una Salernitana terza ipotesi garantirebbe: Piazza Pulita.